Snorkeling e fotografia naturalistica

La fotografia naturalistica subacquea richiede di solito pazienza, capacità di stare fermi davanti a un soggetto anche per alcuni minuti, aspettando che si metta in posa, che faccia qualcosa di interessante. Se, come capita spesso, lavoriamo in macro con soggetti piccoli e sfuggenti, capirete da soli che snorkeling e fotografia naturalistica non vanno molto d’accordo… a meno di essere anche dei bravissimi apneisti, ma in questo caso entriamo in un altro campo, quello dell’apnea.

Stiamo parlando di un normale snorkeler, che nuota in superficie con maschera, pinne e boccaglio, che si immerge al massimo per tempi brevi e a profondità modeste per brevi apnee. Questo tipo di attività è incompatibile con la fotografia? Ma nemmeno per sogno. Diciamo che non è ideale per chi voglia fare della macrofotografia, ma a volte, avendo a che fare con animali grandi e socievoli, può essere la prima scelta.

Un esempio su tutti: Mar Rosso, laguna di Shaab Ali. Un branco (è il termine giusto, trattandosi di mammiferi) di delfini (Stenella longirostris) nel tardo pomeriggio entra per riposare dopo la caccia in una laguna, dove sovente interagisce con i sub presenti. In presenza di delfini, animali amichevoli ma estremamente sospettosi, è meglio non avere bombole. Ci eviteranno di fare rumore, di intrometterci nell’ambiente con il nostro armamentario di oggetti metallici e di bolle d’aria. Se siamo armati solo di custodia fotografica, anche i delfini si accorgeranno della differenza e ci dedicheranno più volentieri le loro attenzioni, posando per noi da vicino e continuando a impegnarsi nelle loro normali attività. delfini3 Lascio in barca anche i flash esterni. Da un lato questo mi libera di un ingombro non indifferente, dall’altro è una ulteriore forma di rispetto verso i delfini, che non saranno bombardati di lampi negli occhi. Lavorando a pelo d’acqua i flash diventano superflui.

Per gli amanti della tecnica fotografica, il mio modo di esposizione è S (automatico a priorità dei tempi). Di solito io amo il controllo totale che solo il modo di esposizione manuale (M) può offrire, in questo caso scelgo S perché quando l’azione è al culmine capita molte volte di girarsi  per 360° su se stessi con i delfini che ci attorniano, continuando a scattare, e allora ci capiterà di scattare molte volte in pochi secondi, cambiando condizioni di luce da uno scatto al successivo: controluce, luce alle spalle, ancora controluce. Troppo veloci per reimpostare manualmente tempo e diaframma a ogni scatto, in questo caso (solo in questo caso) preferisco che ci pensi la macchina fotografica.

Messa a fuoco su C (continuo, ideale per soggetti in movimento), obiettivo supergrandangolare o fish eye (o zoom alla minima lunghezza focale se lavorate con una compatta), pinne, maschera, snorkel e via, tutti in acqua. Un ultima annotazione: ricordatevi di assicurare la fotocamera al polso con un lacciolo. Per avere maggiori informazioni e scoprire le date dei corsi di fotografia naturalistica contattare MASSIMO BOYER 

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Massimo Boyer
Author: Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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