Occhio non vede…

Microplastiche.

Si dà questo nome ai microscopici frammenti di plastica che derivano per lo più dalla rottura dei grossi oggetti, imballaggi, giocattoli, calzature o altro (oggi la plastica è dovunque) che finiscono in mare e vengono ridotti in frammenti dal movimento delle onde. Ma anche le “palline” presenti nelle creme per lo scrub, o nei dentifrici sbiancanti, altro non sono che minuscoli frammenti di plastica.

Molti galleggiano, altri affondano, molti sono ingoiati per errore dagli animali del mare, tutti, da balene e tartarughe fino ai più piccoli.

Tutti sappiamo quanto male può fare la plastica all’ambiente, e tutti noi abbiamo visto sacchetti o bicchieri di plastica andare ala deriva. Ma solo recentemente la scienza si sta interessando a questo nuovo nemico, che potrebbe anche essere peggiore di quello che vediamo.

Recentemente uno studio ha dimostrato che, in presenza di inquinamento da micrcoplastiche, anche i coralli del reef ne ingoiano in grande quantità, a rischio di intasare il loro apparato digerente.

Pensateci quando comperate il dentifricio…

Massimo Boyer
Author: Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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