record di profondità per la manta

Nuovo record di profondità per la manta: -672 m

Nuovo record di profondità per la manta di reef, scesa a -672 m

La manta di reef, Mobula alfredi, è una specie in declino in tutto il mondo, soprattutto a causa della pesca, a cui è sottoposta, ed è nella lista rossa IUCN come specie vulnerabile a rischio di estinzione.

Le tag PSAT (Pop-up Satellite Archivial Tags) sono al momento uno dei metodi più usati per studiare i movimenti dei grossi pesci, cosa necessaria per comprendere come usano il loro ambiente e in ultima analisi per regolarne la pesca. Si tratta di marcatori che sono attaccati all’animale, ne registrano la posizione su schede di memoria per un certo periodo, terminato il quale si staccano, tornano in superficie e via satellite trasmettono alla base i dati raccolti.

In un nuovo studio con le PSAT condotto in Nuova Caledonia si è visto che molte mante amano immergersi in profondità, soprattutto di notte, forse alla ricerca di cibo. È stata anche registrata la massima profondità mai toccata da una manta, 672 m appunto.

Secondo gli autori della ricerca, il plancton in superficie non è sufficiente per nutrirle, e costringe le mante a cercare cibo in profondità. Questo sottolinea la necessità di proteggere queste zone profonde necessarie per l’alimentazione delle mante.

record di profondità per la manta

Nuovo record di profondità per la manta di reef

Aggiungiamo qui che la manta, come tutti i pesci cartilaginei e alcuni pesci ossei, può compiere immersioni e risalite veloci in quanto non ha vescica natatoria. La vescica natatoria, nei pesci ossei che ne sono provvisti, è una bella comodità in quanto permette di raggiungere l’assetto neutro a varie profondità, come un GAV interno. Ma come un GAV si riempie di gas, principalmente azoto trasferito dal sangue, e in caso di necessità si sgonfia lentamente attraverso la stessa via. Se un pesce con vescica natatoria è forzato a risalire velocemente, l’espansione del gas (legge di Boyle… ricordate?) farà gonfiare fino a esplodere la sua vescica natatoria. Squali e razze non hanno vescica natatoria, consumano più energia per mantenere il livello ma in cambio possono immergersi in profondità e tornare in superficie velocemente, cosa che la maggior parte dei pesci ossei non può fare.

Massimo Boyer
Author: Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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