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Cinque errori comuni nel fotoritocco delle immagini subacquee

Ultimamente spesso mi è capitato di dover giudicare le foto altrui, essendo chiamato come giurato in vari concorsi o come redattore di Scubaportal o Scubazone.

Può significare a volte costringere la produzione fotografica entro regole di composizione, esposizione, uso dei colori: una gabbia che può essere stretta per una produzione artistica, però come si dice, è un lavoro sporco ma qualcuno deve farlo, e quindi…

Premetto che sono convinto di una cosa: se le regole esistono, esistono anche per essere rotte. Grandi fotografi come Franco Fontana hanno costruito il loro successo e uno stile personalissimo su foto che, giudicandole in base ai parametri tradizionali, potrebbero sembrare troppo sature, o troppo contrastate. Ma è proprio questo che le distingue… Ma Franco Fontana, come molti altri, prima di rompere le regole immagino che abbia cercato di capirle, studiarle, immagazzinarle, farle sue. Solo dopo averle capite a fondo possiamo permetterci di rompere le regole, e allora proviamo a capirle prima.

Durante i lavori di cui parlavo mi capita spesso di soffermarmi su foto che sono chiaramente state ritoccate commettendo errori grossolani. Il fotoritocco è un’attività divertente, con la fotografia digitale è diventato parte del “lavoro” di ogni fotografo, può diventare appassionante. Una foto mediocre, con pochi tocchi ai cursori giusti, si trasforma in qualcosa di gradevole. Già, ma appunto, cosa toccare? È facile farsi prendere la mano, a volte è come essere un bambino in un negozio di caramelle, tocca qui, lì, e la foto si trasforma, diventa qualcosa di diverso… Stop. Davvero era quello che volevamo?

Passiamo a 5 errori frequenti nel fotoritocco, e come evitarli

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Una foto aperta in Camera Raw
  1. Raw o jpg e fotoritocco

Sta diventando il tormentone del fotosub: “Ma tu scatti in raw o in jpg?” Premesso che una risposta sola non esiste, nel senso che a seconda dello scopo per cui fotografo posso scegliere la praticità di produrre direttamente dei file jpg, se uno dei miei scopi è di dedicarmi al fotoritocco il raw dovrebbe essere la mia scelta.

Raw è un formato intatto, non trattato, indicato con sigle diverse secono il costruttore (nef, arw, crw). Il formato raw è quello che conserva tutte le informazioni grezze raccolte al momento dello scatto, senza alcuna interferenza da parte della fotocamera. Jpg (che sia fine o di base), è un formato compresso, che consente alla fotocamera di elaborare le informazioni non elaborate e comprimerle. Elimina alcune informazioni prima di salvare l’immagine nella memory card.

Morale: per rielaborare l’immagine conviene certamente disporre di tutte le informazioni raccolte al momento dello  scatto, quindi raw.

Io salvo in raw e in jpg di base (per scorrerle velocemente) le mie foto. Con i file raw costituisco un archivio, che posso modificare a mio piacere aprendo le foto. Quando apro un file raw in photoshop la prima finestra che mi apre la foto corrisponde al plug-in Camera Raw, che mi consente moltissime modifiche. Modifico il mio file in camera raw, e poi uso photoshop per salvarne una copia in alta risoluzione, da usare per la stampa (di solito amo il formato tif, non compresso) e una copia in bassa risoluzione, in formato jpg, per il web.

E il file raw originale rimane inalterato, nel mio archivio.

Molti non sanno che ogni volta che un programma apre un file jpg, quando lo richiudo lo salva comprimendolo ancora, cioè perdendo dettaglio e salvando il nuovo file con le modifiche fatte. Quindi se archivi le immagini in jpg, abbi sempre l’accortezza di salvare i nuovi files con un nome diverso, o perderai irrimediabilmente la foto originale e via via alcuni dei suoi dettagli.

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Saturazione un po’ troppo alta
  1. Saturazione

La saturazione di un colore è il suo grado di purezza. In un mondo analogico, si parlava già spesso di come l’aumento della saturazione, raggiungibile sulla pellicola con una sottoesposizione ragionata, desse vivacità ai colori. Oggi la saturazione si varia col movimento di un cursore sul monitor del PC. Questo può portare a esagerare con la saturazione, ottenendo dei colori troppo puri, falsi, al neon. D’altra parte le foto subacquee sovente difettano di saturazione, per cui aumentarla un pochino (in camera raw) è quasi un obbligo.

Recentemente molti software di fotoritocco hanno aggiunto un cursore vividezza, che permette interventi sui colori meno radicali e più delicati rispetto alla saturazione.

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Nitidezza spinta al massimo

 

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In macrofotografia è evidente l’aspetto di plastica dovuto all’ecceszo di nitidezza
  1. Nitidezza

Nella fotosub spesso si interviene sulla nitidezza dell’immagine. L’acqua, che invariabilmente si trova tra te e il soggetto, con le sue impurità, la sua torbidità, crea un effetto di nebbia che il fotografo non ama affatto. Ci sono sistemi per togliere la torbidità e aumentare la nitidezza, e secondo me vanno usati quasi sempre (a meno che abbiamo la fortuna di scattare in acqua cristallina). Ma occhio a non esagerare.

Ho visto fotografi anche bravi farsi prendere la mano, esagerare con la nitidezza, rendendo le proprie foto “plasticose”, come se gli animali, anziché di muco, scaglie, conchiglie e carapace, fossero foderati di plastica, spero di rendere l’idea.

Morale: aumenta sempre la nitidezza, ma con giudizio e senso critico…

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Contrasto troppo elevato

 

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Contrasto troppo basso
  1. Contrasto

Il contrasto è semplicemente la differenza tra i bianchi e i neri nell’immagine o, tra le aree chiare e le aree scure. Quattro cursori influenzano il contrasto sui moderni software, per variare separatamente bianchi, alteluci, ombre e neri. Sposta quei cursori per vedere quale effetto fanno all’immagine, giocaci, è utile trovare per ogni immagine il giusto contrasto, che è uno in cui nella stessa immagine abbiamo i neri e i bianchi, ma attenzione che le ombre non siano troppo scure e che i bianchi non siano sovraesposti. Qui l’istogramma può aiutare, ma abituati piuttosto a guardare l’immagine, a volte l’effetto che cerchi non può essere standardizzato da un istogramma.

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vignettatura
  1. Vignettatura e simili

Per me, figlio dell’epoca analogica, la vignettatura è un errore, dovuto all’uso di un obiettivo troppo “chiuso”. Ma oggi è anche un effetto che sta diventando di moda: una foto può diventare interessante se ne scurisco gli angoli mantenendo ben illuminata la zona centrale, valorizzando il soggetto. È facile esagerare per cui raccomando di osservare bene il risultato, ma più in generale secondo il mio parere è sempre meglio non innamorarsi di trucchi di moda, ma piuttosto lavorare alla costruzione di un proprio stile personale.

Massimo Boyer
Author: Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

1 commento su “Cinque errori comuni nel fotoritocco delle immagini subacquee”

  1. Sergio Loppel

    Bello, facile da comprendere ed efficace l’articolo di Massimo Boyer : “RAW o jpg e fotoritocco”

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